MENU

Perché vedere i Mondiali, al Cinema-Teatro Lux

Fernando-H.C.-Oliveira

di Leonardo Nizzoli

Da molti anni l’avvento di un Mondiale di calcio non era stato preceduto da una così aspra conflittualità nel paese ospitante, e accompagnato da così fondati sospetti sulle dinamiche corruttive e criminali che ne governano l’assegnazione, l’organizzazione e lo svolgimento.
Proprio mentre una parte imponente del popolo brasiliano manifestava nelle piazze contro l’enorme spreco di denaro pubblico che, ancora una volta, ha caratterizzato l’organizzazione dell’evento, uscivano le prime indiscrezioni sulle tangenti pagate dal Qatar per aggiudicarsi l’assegnazione del Mondiale 2022, e tali ombre, in questi giorni, si vanno addensando anche – e come poteva mancare! – sulla Russia di Vladimir Putin, che ospiterà l’edizione del 2018. Meccanismi decisionali distorti a colpi di mazzette, rapporti incestuosi tra politica, imprenditoria e malavita per la gestione di appalti pluri-miliardari all’insegna della più assoluta opacità, continue deroghe ai regolamenti in nome dell’emergenza di dover portare a termine lavori immani – e spesso completamente scorrelati dall’evento sportivo in sé -, scempi ambientali, urbanistici e paesaggistici, il tutto sotto la regia di personaggi sinistri e, spesso, con il fine ultimo di consolidare il potere di governi corrotti e autoritari.

Mentre scrivo queste righe, non posso fare a meno di chiedermi se sto trattando del Mondiale o della TAV Torino-Lione, dell’Expo o del Mose. Purtroppo la domanda è ineludibile: ha ancora senso, per chi condivide certi valori, essere partecipi di un evento sportivo che nasce sotto tali auspici? Ha ancora qualcosa da offrirci? Ed esiste un modo per coniugare la tanto legittima quanto irrazionale passione di tifare la propria Nazionale ai Mondiali, con il sostegno alle sacrosante istanze delle piazze brasiliane, e più in generale con un approccio critico e consapevole, all’insegna dei valori universali dello sport e contro ogni forma di discriminazione?

Il calcio è, senza ombra di dubbio, un fatto umano universale: “l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo”, scriveva Pasolini. È un complesso caleidoscopio di luci e di ombre, che di volta in volta ci restituisce emozioni e fatti di segno opposto, contraddizioni apparentemente insolubili. È lo sport popolare per eccellenza: in virtù della sua semplicità, e del fatto che non ci sono particolari barriere atletiche o tecniche per poter giocare, lo si pratica, fin da bambini, nelle strade polverose di un villaggio africano come sul verde prato di un college inglese. Ma è anche lo sport che muove i più grandi interessi economici, spesso inconfessabili, risultando una delle voci più importanti nel Pil di molti paesi (al sesto posto in Italia).

Come uno spettacolo di gladiatori, può essere una formidabile arma di consenso politico per qualunque regime autoritario o personaggio senza scrupoli: si pensi, per citare due casi celebri, al Mondiale del 1978 in Argentina, conosciuto come il Mondiale della Vergogna, che costituì un’iniezione di consenso fondamentale per il traballante regime di Videla, oppure al ruolo avuto dal Milan nella parabola politica di Berlusconi. Ma da una squadra di calcio, come da una scuola di gladiatori, può sempre uscire uno Spartaco: e qui, come non rievocare Socrates e la sua “Democrazia Corinthiana”, ovvero la sperimentazione della democrazia diretta nella gestione di una squadra di calcio, rivendicata pubblicamente in un paese oppresso da una dittatura militare. Come dimenticare gli occhi del Terzo Mondo puntati su Maradona, che segna i due goal più famosi della storia del calcio proprio in una partita che, per ragioni storiche complesse da rievocare, di fatto era percepita come uno scontro con il ricco Occidente imperialista. E come tacere che tutta l‘Africa sub-sahariana avrà, in questi Mondiali, il suo Leone, quel Didier Drogba che, nonostante una carriera strepitosa e milionaria, mai ha dimenticato da dove proveniva.

Possiamo voltarci dall’altra parte, decidere che il Mondiale non ci interessa, o che non merita la nostra attenzione. Ma dobbiamo sapere che del calcio qualcuno, con meno scrupoli e buone intenzioni di noi, si occuperà sempre. Possiamo decidere, invece, di promuovere attivamente un boicottaggio, come molti, anche in Brasile, faranno. Si tratta certamente di una posizione rispettabile, ma contiene una resa di fronte a un fatto incontestabile: quello che succede su un campo di calcio, dopo il fischio d’inizio, non appartiene né alla FIFA, né agli sponsor, né ai governi, né agli imprenditori senza scrupoli. Appartiene al popolo, a tutti noi: e non possiamo lasciare che ci venga portato via, che le nostre istanze, le nostre passioni, il nostro modo di stare al mondo cedano per l’ennesima volta il terreno, cercando riparo dietro l’ennesima barricata.

Se quindi ha ancora senso essere partecipi del Mondiale, finalmente, nella nostra città, ci sarà anche un modo per farlo come si deve: tutti insieme, collettivamente, nel rispetto di quei valori che abbiamo fin qui evocato, alternando il momento ludico e sportivo vero e proprio, con quello della riflessione critica e dell’approfondimento culturale. Tutto questo grazie all’iniziativa dell’Associazione The Thing, del Cinema-Teatro Lux, di San Antonio 42, del Centro Taekwondo Pisa, e di RadioEco: presso il Cinema-Teatro Lux (piazza Santa Caterina, 6), saranno trasmesse tutte le partite contenute nel palinsesto Rai, accompagnate dalla telecronaca live a cura di RadioEco. Ci saranno uno schermo in giardino, per chi vuole vedere la partita in modalità relax tra una chiacchiera e l’altra, e una sala interna con proiettore cinematografico per i veri fanatici del pallone: in entrambe, non saranno tollerate persone che non condividano i valori dello sport e del rispetto per gli avversari. Ci sarà da bere e da mangiare. Ma soprattutto, il calendario delle iniziative prevede tre incontri all’insegna dell’approfondimento culturale:

15 giugno ore 19: Paolo Gervasi, “Il contropiede è l’arma dei poveri”. L’antropologia calcistica di Gianni Brera;
30 Giugno ore 19: Ivan Grozny presenta Ladri di Sport, il suo nuovo libro;
2 luglio ore 19: Andrea Mariuzzo, “Storia politica del calcio: Brasile 1950 e Argentina 1978”,
che saranno lo stimolo per un dibattito collettivo tanto utile quanto interessante, che sono certo proseguirà oltre la durata dei singoli incontri, andando a costituire la vera colonna sonora del nostro Mondiale.

 

Download PDF

Scritto da:

Pubblicato il: 10 giugno 2014

Argomenti: Cultura, Eventi, Pisa, Sport

Visto da: 2024 persone

, , , , , ,

Post relativi

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ricevi paginaQ per email

Ciao!
Iscriviti alla newsletter di Pagina Q
Se lo farai ci aiuterai a far vivere l’informazione nella nostra città e riceverai la versione mail del quotidiano.
Naturalmente non cederemo a nessuno il tuo indirizzo e potrai sempre annullare la tua iscrizione con un semplice click sul link che troverai in ogni nostra mail.